Mons. Vergari attivò De Pedis per rapire Emanuela.
Gli autori del rapimento sono, Marco Sarnataro, Angelo Cassani e Gianfranco Cerboni, sotto la guida di De Pedis.
Emanuela sale spontaneamente sull’auto BMW verde metallizzata e si dirigono verso l’EUR. Qui è presa in consegna da Sergio Virtù e portata a Torvajanica per c.a. 10/12 giorni.
Colui che attivò Vergari, fu il cardinale Poletti.
Poletti conosceva bene Emanuela essendo lei cresciuta in Vaticano. Per Poletti “era difficoltosa e dolorosa questa situazione ma non poteva farne a meno”. Tutto era organizzato da più di un anno. Poletti aveva il compito di portare delle ragazzine in “festini” in cui erano coinvolti personaggi importanti.
La prima telefonata dell’”Americano” il 5 luglio 1983
L’Americano doveva depistare, così come fece Mario. L’americano doveva però avere qualcosa di più concreto per essere credibile, ovvero la voce di Emanuela.
Si deve ricordare che ci sono 2 registrazioni con la voce di Emanuela: quella della famosa chiamata del 5 luglio e poi la cassetta delle sevizie, fatta ritrovare il 17 luglio.
I due nastri, o forse un unico nastro diviso successivamente, vennero registrati durante la prigionia della ragazza a Torvajanica?
Si sente Emanuela stordita, possibilmente drogata, che menziona il suo nome e poi che viene sottoposta a “sevizie” (forse di ordine sessuale).
Provenienza della voce di Emanuela
Si è molto discusso sulla provenienza della voce di Emanuela.
Chi effettuò le registrazioni si trovava ad una distanza di circa 2/3 m da Emanuela e stava usando un microfono d’ambiente. Nella registrazione trovata nella cassetta di Via Dataria si potrebbe anche ipotizzare che la ragazza stesse su un mezzo in movimento, visto rumore di fondo, che parrebbe essere simile al rumore di un motore e ai relativi cambi di marcia.
Il telefonista denominato “Americano” si sarebbe potuto impossessare di quella registrazione, presumibilmente effettuata nei 10/12/ giorni di permanenza di Emanuela presso Torvajanica.
Essendo il telefonista un elemento preposto per il depistaggio, potrebbe essere stato estraneo alla registrazione della cassetta, e potrebbe averla ricevuta da quelli che erano i carcerieri effettivi. Non è da escludere che lo stesso telefonista avrebbe potuto recarsi presso il luogo di costrizione di Emanuela registrandone di persona la voce.
La comparazione delle 2 voci di Emanuela.
In una comparazione fonica della voce di Emanuela, la prima quella fatta ascoltare telefonicamente allo zio Mario Meneguzzi dall’”Americano”, e la seconda quella incisa sulla cassetta delle sevizie recapitata in Via Dataria, all’epoca dei fatti il Sismi esprimeva già un parere di totale similitudine riconducendo le due voci a quello della ragazza.
Anche se la versione venne cambiata successivamente, e a detta del Sismi si trattava invece della registrazione tratta da un film porno, ancora oggi, da una comparazione fonica, si nota un’altissima somiglianza: questo ci fa credere che le due voci sono identiche e quindi riconducibili a quella di Emanuela Orlandi.
La brava ragazza difficile
Se dovessimo ipotizzare che Emanuela venne rapita per scopi sessuali, e che durante la sua detenzione Torvaianica venne addirittura soggetta ad atti sessuali da parte di monsignor Marcinkus, dobbiamo considerare che prima del rapimento vi erano stati sicuramente dei tentativi di avvicinamento, falliti o comunque rispediti al mittente.
La Minardi racconta che Marcinkus si recò a Torvaianica per incontrare Emanuela, e che la ragazza fu sentita piangere dentro la stanza con il prelato. Si può anche presumere che si trattasse di una vera e propria violenza sessuale.
In qualche modo la ragazza poteva aver suscitato gli istinti animaleschi del presidente dello IOR che ordinò, attraverso Poletti e quindi Vergari, di farla rapire per fini esclusivamente personali.
Non è da escludere che lo stesso Marcinkus avesse attivato ulteriori elementi a supporto per alimentare la pista internazionale quindi il depistaggio.
Si ricorda infatti che in quegli anni il Papa era oggetto a diverse vessazioni per la sua politica anticomunista, e per tutti gli ingenti versamenti che venivano effettuati dallo IOR a favore del sindacato Solidarnosc polacco.
Sarebbe stato un gioco da ragazzi attribuire la colpa a non precisati i gruppi internazionali che già avevano delle avversità con il Papa, e quindi coprire il rapimento esclusivamente per scopi sessuali, con una meravigliosa pista internazionale che trovava sia il riscontro ma anche motivazione logica.
Monteverde e il benzinaio con Poletti
E comunque ipotizzabile che si avessero delle forti o femore uccidere una cittadina vaticana, per altro conosciuta da quasi tutti i prelati che frequentavano quei giardini.
Potrebbe esserci stato un tentennamento nell’uccidere immediatamente la ragazza che infatti, sempre secondo Sabrina Minardi, dopo la detenzione a Torvaianica, venne prima trasferita in un appartamento a Monteverde e successivamente venne lasciata ad un prelato alla pompa di benzina al Vaticano; il prelato “usato” poteva essere proprio il Cardinal Poletti.
E da questo punto che si diramano diverse piste sulla fine di Emanuela, tra le quali, non dimentichiamo, la pista londinese.
Marco Accetti
Marco Accetti è un personaggio che aveva collegamenti con la banda della Magliana, con i gruppi armati rivoluzionari, con i lupi grigi, ma anche e soprattutto con il Vaticano.
Inquadrare Accetti nel rapimento dell’Orlandi signiafica fare un passo indietro di qualche anno, per inquadrarlo al ruolo di fotografo e videomaker, in un giro di foto e filmini destinati ad un pubblico di personaggi importanti.
Accetti si può inquadrare benissimo come la persona che si occupava dell’organizzazione dei rapimenti e della successiva operazione legata alle foto e ai filmati.
Nel caso della Orlandi, il gruppo ben collaudato, non si preoccupò soltanto del reperimento di ragazze, come disse il cardinal Poletti, ma sapeva benissimo che stava operando sotto la precisa volontà di Marcinkus per fini simili, però riconducibili solamente al presidente dello IOR. La povera Mirella venne unita al caso di Emanuela esclusivamente per depistare il fatto infame, che da un lato copriva Marcinkus per le sue malefatte, e dall’altro copriva molti altri prelati per i famosi festini effettuati con tante giovani adolescenti.
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