Marco Accetti, quando le troppe coincidenze diventano prove

    Marco Accetti, quando le troppe coincidenze diventano prove

    Chi segue le vicende del caso Gregori-Orlandi spesso incontra il personaggio di Marco Fassoni Accetti, presente come il prezzemolo, in quasi tutte le vicende. Del resto, quando ancora nel 2013 nessuno lo conosceva, fu proprio Accetti a decidere di presentarsi in Procura per auto accusarsi del rapimento delle 2 ragazze.
    Una decisione che moltissimi bollarono come quella di un "mitomane", forse con detonazione ritardata, visto che già all'epoca erano già passati 30 anni. Si ricordi a tal proposito che il reato di sequestro di persona si prescrive proprio dopo 30 anni e che Accetti è tutto fuorché una persona stupida.
    La sua intromissione nel caso, dopo le indagini compiute sulla Minardi e membri della banda della Magliana, è una iniezione di nuove informazioni che ricalcano però la tesi della liberazione di Ali Agca e la pista internazionale dei lupi grigi e dei bulgari.
    Una tesi già sentita, arricchita con dettagli sulla a presenza della Stasi Tedesca, collegata nientepopodimeno, con il KGB e la Russia comunista. 
    A torto e ragione la testimonianza di Marco Fassoni Accetti rimase agli atti, e successivamente la sua posizione venne archiviata quando il titolare dell'inchiesta era il dott. Giancarlo Capaldo: archiviazione non propriamente voluta dallo stesso Capaldo ma che venne attuata dal procuratore capo dell'epoca dott. Giuseppe Pignatone.

    RISCONTRI SU MARCO FASSONI ACCETTI

    Oggi sappiamo con certezza che la voce dei telefonisti era proprio quella di MFA: "Mario" e l'"Americano" furono infatti impersonati da lui.

    • MFA fece ascoltare telefonicamente la voce di Emanuela in una telefonata con la famiglia Orlandi e poi, anche nella criptica "cassetta delle sevizie", il lato A della medesima è un monologo di Accetti che finge di essere un arabo.
    • I comunicati provenienti da Boston sono riconducibili ad Accetti in quanto scritti da G.B. che confessando il fatto, mise anche la sua voce in una cassetta, e successivamente venne ribattezzata quella l'"Americana".
    • A Boston la moglie di Accetti si era occupata di ricevere e rispedire le lettere/picli in Italia.
    • La carta e la calligrafia dei suddetti comunicati sono state identificate come simili e riconducibili a G.B.
    • Anche nel caso del rapimento di Mirella Gregori, la prima ragazza designata prima di lei per essere rapita (A.F.), venne avvicinata da una collaboratrice di Accetti che poi fu l'ultima persona che accompagnò Emanuela al suo destino.

    Le strane coincidenze di Marco Accetti

    Ci sarebbero altre 20 coincidenze ma scriverle è superfluo. Se non si è mai voluto proseguire nell'esame meticoloso di quello che ha raccontato negli anni Marco Accetti e sicuramente una pecca che ha portato grandi lacune in questo caso. Sia Emanuela che Mirella sono state sicuramente coinvolte e condizionate da Marco accetti, con il suo giro di ragazze collaboratrici a lui orbitanti, per compiere azioni inconsapevoli che avrebbero finito per condannarle per sempre. Quando si menziona il cosiddetto catalogo delle ragazzette non è un'invenzione giornalistica ma un modo più bello di descrivere l'oscenità che in quegli anni veniva mercificata con le minorenni, anche sacrificando le loro stesse vite.

    MARCO ACCETTI E MIRELLA GREGORI

    La chiamata al bar della famiglia Gregori tra l'americano e Filippo Mercurio, oggi marito di Maria Antonietta, sorella maggiore di Mirella, è rilevante per diversi fattori. Innanzitutto, i vestiti elencati dal telefonista furono riconosciuti come quelli che aveva indosso Mirella il giorno della scomparsa.
    Accetti racconta a tal proposito che la citofonata a casa venne effettuata da una sua collaboratrice dalla voce rauca, facilmente assimilabile a quella di un ragazzo che doveva essere identificato come "Alessandro De Luca". Tale citofonata, che molti erroneamente collocano intorno alle ore 15:00 è in realtà precedente, tra le 14:15 e le 14:30. Un dato non da poco, considerato che Mirella si ferma al bar della famiglia De Vito per oltre 30 minuti. Ricordiamo che l'appuntamento con il suo destino era per le ore 15:00 in piazza del Bersagliere.
    Mirella al citofono non riconosce subito Alessandro e lo avvisa: "Se non mi dici chi sei, non scendo". Forse in questa frase, fatta sentire alla madre, c'è la giustificazione della sua uscita di casa. Mirella infatti non risale ma si ferma a parlare con l'amica Sonia che le presta il suo maglione. Le 2 amiche chiuse in bagno parlano (forse) di quell'incontro e alla fine Mirella si dirige verso piazza del Bersagliere andando verso destra.
    Dopo nessuna traccia, salvo la dichiarazione dell'amica che indirizza i famigliari verso villa Torlonia dove, secondo la De Vito, Mirella sarebbe andata per suonare la chitarra.

    Un piano non da poco

    Un architettato piano per illudere la quindicenne che "ingenuamente" lasciava casa sua per l'ultima volta. Forse per qualche promessa di soldi, oppure sapendo di poter rientrare dopo poco tempo. La storia però la vede scomparire per sempre dietro il mistero che ancora la avvolge.
    Mirella fu presa in giro anche dalle persone più vicine, credendo di fare qualcosa per la sua famiglia, si perse per sempre, probabilmente inserita nel "catalogo delle ragazzette" che alimentavano le voglie di un gruppo di malati di ogni tipo, pronti a pagare anche sacrificando vite umane.
    Oggi, 07/03/2025, anche il barista del bar "il baffo" della famiglia De Vito (Giuseppe Calì), conferma la frequentazione di Marco Accetti e di Enrico De Pedis presso il posto. Senza contare quella di Raul Bonarelli, riconosciuto anche dalla madre di Mirella.
    Personaggi che nel corso degli anno sono stati ambigui e presenti, seppur in modo marginale, eppure protagonisti della triste vicenda.

     

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