Nel caso Orlandi Gregori manca la prova in vita delle ragazze

    Se i rapitori non fornirono mai una prova della vita delle ragazze, possono emergere diverse deduzioni dal punto di vista criminologico:

    1. Gli ostaggi sono morti: La mancanza di una prova di vita potrebbe indicare che le vittime potrebbero non essere più in vita. 

    2. Incapacità di fornire la prova: Potrebbe anche essere che i rapitori non siano in grado di fornire delle prove di vita, forse a causa di problemi logistici o perché qualcosa è andato storto durante il sequestro (ferite accidentali o decesso della vittime).

    3. Gioco psicologico: I rapitori potrebbero voler esercitare pressione psicologica sui familiari o su coloro che cercano di negoziare, mantenendo un clima di incertezza per prolungare la loro posizione di potere.

    4. Negoziatori inesperti: Se i rapitori sono inesperti, potrebbero non essere consapevoli dell'importanza di dimostrare che le vittime sono vive per rendere più credibili le loro richieste.

    5. Strategia di comunicazione: In alcuni casi, i rapitori usano la tattica della mancata prova di vita per ottenere una risposta rapida e disperata dai familiari, forzandoli ad agire in modo impulsivo. Il tempo può essere utilizzato come arma di negoziazione per affrettare il pagamento di un riscatto.

    6. Motivazioni alternative: Se i rapitori non sembrano particolarmente preoccupati di dimostrare che le vittime sono vive, potrebbe essere indicativo che il rapimento non sia solo per motivi finanziari, ma per altri scopi (vendetta, punizione, o crimini a sfondo personale o psicopatico).

    In rosso si segnalano le motivazioni più improbabili mentre quelle lasciate in bianco, la numero 1, la numero 2, la numero 3 è la numero 6 potrebbero avere un senso logico. In questo articolo cercheremo di analizzarle per fare un'ulteriore scrematura.

    Eliminiamo le motivazioni che sembrano superflue

    Riducendo ulteriormente le possibilità delle quattro motivazioni che abbiamo ritenuto più valide, possiamo fare una distinzione specifica tra scenari plausibili:

    1. Vittime non in vita

    • Le vittime potrebbe essere state uccise subito dopo il rapimento, soprattutto se l’obiettivo principale del crimine non era economico. 

    2. Incapacità di fornire la prova a causa della morte della vittima

    • Se i rapitori sono inesperti o mal organizzati, la vittima potrebbe essere morta accidentalmente durante il rapimento, ad esempio per un ferimento non intenzionale o una cattiva gestione della situazione. Questo scenario è comune quando il sequestro è stato pianificato male, o se è avvenuto nel contesto di un crimine più violento o impulsivo.
    • È plausibile che la vittima sia deceduta per cause accidentali, e i rapitori stanno ora cercando di coprire o prolungare il crimine senza sapere come gestire la situazione.

    3. Gioco psicologico per manipolare familiari o autorità

    • Se i rapitori sono motivati dal desiderio di manipolare e controllare la situazione, è possibile che le vittime siano ancora vive, ma i sequestratori evitino volutamente di fornire prove per mantenere alta la tensione. Tuttavia, l'assenza di prova di vita per un periodo prolungato può suggerire che stiano solo prendendo tempo per gestire più a lungo la negoziazione.

    6. Motivazioni alternative, come vendetta o desiderio di punizione

    • I rapitori potrebbero avere motivazioni personali, come vendetta o rancore, dove la vita della vittima non ha valore. Se la loro intenzione era infliggere sofferenza alla famiglia o alla vittima, potrebbero non preoccuparsi di fornire prove di vita. L'assenza di comunicazioni chiare potrebbe riflettere un disinteresse completo per la negoziazione o per la vita della vittima.
    • In questo caso, la morte delle vittime potrebbe essere stata l’obiettivo fin dall’inizio, e le comunicazioni con la famiglia potrebbero essere solo un modo per prolungare la sofferenza emotiva. Questo scenario è più probabile se c’è un legame personale o una motivazione di odio.

    Sintesi finale delle motivazioni per non aver dato la prova in vita:

    Le due possibilità più probabili, considerando l'assenza di prova di vita e il profilo psicologico dei sequestratori, sono:

    1. Le vittime sono già decedute: Questo può essere dovuto alla necessità di liberarsi dei corpi e portare avanti la pressione del rapimento che non ha come fine un ricatto ma qualcosa di diverso.
    2. Gioco psicologico prolungato: I rapitori potrebbero mantenere vive le vittime, oppure ucciderle, ma le stanno comunque usando come leva per manipolare le emozioni della famiglia, di un gruppo di potere o di riferimenti cui attiene il rapimento.

    Motivazioni che si possono accorpare

    Sia il fatto che le vittime fossero già decedute che quello inerente la necessità di prolungare la trattativa per ottenere dei risvolti necessari ai rapitori possono essere accorpate insieme.
    In una logica di questo tipo non si può escludere la pianificazione e la logistica.
    La pianificazione sarebbe stata assolutamente necessaria per definire gli aspetti del rapimento e per indirizzare correttamente il messaggio occulto dei rapitori verso terzi, usando le ragazze.
    La logistica riguarda tutta quella parte di organizzazione malavitosa che si sarebbe occupata sia dell'uccisione ma anche dell'occultamento dei cadaveri una volta che le ragazze furono rapite.

    La pista internazionale perde colpi, rimanendo un fatto tutto italiano

    In uno scenario in cui i rapitori avessero ucciso immediatamente le ragazze rapite, ma continuassero a portare avanti per mesi una trattativa rivolta sia allo Stato Vaticano che a quello italiano, emergerebbero diverse implicazioni criminologiche e geopolitiche.
    La decisione di non rivelare che le vittime fossero in vita, ma di protrarre la negoziazione, potrebbe indicare una strategia ben pianificata volta a ottenere non solo un riscatto economico, ma anche vantaggi politici o simbolici.
    Coinvolgere il Vaticano, un’entità sovrana e spiritualmente influente, insieme allo Stato italiano, suggerirebbe un tentativo di attirare l’attenzione globale e sfruttare l'interesse mediatico e diplomatico che una situazione del genere genererebbe.

    La prolungata incertezza sulla sorte delle vittime, mantenuta intenzionalmente dai rapitori, potrebbe essere finalizzata a creare una pressione costante e crescente sulle autorità dei due Stati, spingendoli a compromessi diplomatici, economici o anche politici. Questo tipo di strategia è tipico di gruppi terroristici o criminali con obiettivi ideologici, che non puntano semplicemente a un guadagno finanziario, ma cercano di destabilizzare le relazioni tra Stati, sollevare dubbi sulla loro capacità di proteggere i propri cittadini e simboli, e intaccare l'opinione pubblica.

    L’uso della vittima come strumento di una lunga e complessa negoziazione, pur essendo già deceduta, evidenzia un livello di cinismo e disumanizzazione estremi, dove la vita umana diventa un mezzo per fini più grandi, rendendo il crimine particolarmente efferato e manipolativo.

     

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