Nelle sparizioni del 1983 a Roma, che coinvolsero molte ragazze dai 13 ai 17 anni, non vi fu mai alcuna rivendicazione da parte di possibili rapitori. Per questo motivo, il fenomeno criminale venne spesso associato alla "tratta delle bianche", ovvero la deportazione di donne europee, prevalentemente giovani e di carnagione chiara, ingannate o costrette a trasferirsi in altri Paesi, spesso oltreoceano, per essere avviate alla prostituzione forzata.
Anche nel caso di Mirella Gregori non esiste alcuna rivendicazione immediata, tanto è che la ragazza scomparsa il 7 Giugno 1983, ritorna agli albori della cronaca solo dopo l'associazione con la scomparsa di Emanuela Orlandi, grazie al famoso articolo di Panorama che per la prima volta associava le sparizioni.
Per Emanuela Orlandi però qualcosa non torna
Tre giorni dopo la scomparsa di Emanuela, il 25 giugno del 1983, chiama casa Orlandi – per la prima volta - un certo “Pierluigi”, dando indicazioni abbastanza precise sulla ragazza. Pierluigi chiamerà per un totale di tre volte e si stranisce, nell’ultima chiamata del 26 Giugno, che lo zio Mario Meneguzzi gli avesse dato appuntamento in Vaticano per incontralo: “Ma lei è un prete?” rispose con aria turbata. Inoltre Emanuela veniva appellata con il nome “Barbara”, e sebbene molti particolari raccontati da Pierluigi corrispondessero al vero, è strano che veniva indicato un nome fuori contesto. Chi telefonò a casa Orlandi sapeva bene che il nome era “EMANUELA”, del resto il numero di telefono degli Orlandi era già affisso sui manifesti di mezza Roma, ma deliberatamente ne usa un altro.
Il 27 Giugno in casa Orlandi, arriva la chiamata del telefonista detto “Mario” che riprende il racconto di Pierluigi. Anche Mario chiama Emanuela “Barbara” e anche Mario rispolvera la pista dell’Uomo Avon. Ricordiamoci che questo particolare non era ancora pubblico per cui le informazioni dei due telefonisti risultano essere attendibili.
Cosa non torna nei primi giorni
Come detto prima nessuna rivendicazione era mai avvenuta per le altre ragazze ma nel caso di Emanuela arriva quasi subito una serie di informazioni che:
• Rimarcano la pista Avon.
• Chiamano Emanuela Barbara.
• Danno informazioni spesso esatte.
Si deduce che i primi telefonisti, sia Pierluigi che Mario, avessero seguito un copione preciso e che le informazioni su Emanuela erano state acquisite in qualche modo, o per disponibilità della ragazza oppure su indicazione di chi l’aveva effettivamente in possesso.
Se fosse stata una sparizione come le altre non ci sarebbero state le telefonate di Pierluigi e Mario, e proprio per questo si desume che queste avessero sicuramente uno scopo preciso: il primo di tutti era quello di non associare Emanuela alle altre sparizioni romane del 1983, qui era tutta un’altra storia.
I due telefonisti sapevano benissimo che si trattava di Emanuela Orlandi (cittadina vaticana) e usarono dei nomi di persone vicine ad Emanuela, come quello dell’amico Pierluigi Magnesio e dello Zio Mario Meneguzzi. Sicuramente Emanuela era stata pedinata e si conoscevano dettagli sulla sua vita che arrivarono da persone a lei note, parenti, amici e compagni, che forse inconsapevolmente o meno, si erano occupati di rivelarle e portarle in dote a chi fece le telefonate.
Barbara, da dove viene questo nome?
Emanuela viene rapita per scopi diversi delle altre ragazze scomparse nel 1983 e il nome con cui viene identificata dai telefonisti Pierluigi e Mario è “Barbara”, quasi con insistenza.
Se si dovesse ipotizzare un chiaro avvertimento verso il Vaticano, oppure una qualsiasi azione di ricatto e pressione, bisognerebbe considerare che in quegli anni, oltre il Papa, la persona più esposta alla vita mediatica per casi di cronaca era proprio Mons. Paul Marcinkus, allora Presidente dello IOR.
Il crack dell’Ambrosiano Veneto e i soldi della malavita persi da Calvi e Marcinkus erano sulla bocca di tutti.
Abbiamo scoperto che Paul Marcinkus aveva una nipote di nome Barbara M. Swist (nata Marcinkus), figlia di suo fratello Hippolyte Paul "Ippolito" Marcinkus.
All’epoca, nel 1983, la nipote era adolescente.
Sarà un caso che viene chiamata così la ragazza indicata dai telefonisti?
Il rapimento di Emanuela sarà stato un avvertimento diretto a Paul Marcinkus?
Gli elementi per pensarlo ci sono tutti e nel corso dei mesi sembrano essere sempre più tangibili. Vedremo infatti che il nuovo telefonista, per imitare un laido accento anglosassone, sarà appunto soprannominato l’Americano.
Emanuela Orlandi e Marcinkus
Sabrina Minardi, ex compagna del boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis, dichiarò nel 2008 che Emanuela Orlandi sarebbe stata rapita su ordine di Marcinkus. Secondo la Minardi, De Pedis le avrebbe confidato che il rapimento era stato richiesto da Marcinkus per "mandare un messaggio a qualcuno sopra di loro". Sempre la Minardi nomina Torvaianica come prima destinazione di Emanuela e non a caso, la nota località marittima era anche stata menzionata dal secondo telefonista, detto Mario.
la prima ipotesi a favore della Minardi
Se credessimo vere le dichiarazioni della Minardi, e precisamente che l'ordine di rapimento arrivò da Mons. Marcinkus, sarebbe da capire per quale motivo proprio "Emanuela Orlandi" poteva sollecitare una simile pressione verso l'apice del Vaticano.
Si dovrebbe infatti considerare che la ragazza stesse a cuore ad alte figure nello Stato Pontificio, di ruolo più alto di quello di Marcinkus, toccando quindi la Segreteria di Stato e lo stesso Papa Giovanni Paolo II.
Una simile ipotesi risulterebbe però poco credibile: sarebbe stato fatto troppo rumore, passando il testimone anche al Mons. Poletti, a De Pedis e per forza di cose a membri della Banda della Magliana.
Inoltre, in questo scenario confuso, non si sarebbero collocati i telefonisti che avrebbero eluso la regola principe del Vaticano, "il silenzio è d'oro".
Seconda ipotesi, il ragionamento al contrario
Quando la Minardi fu sentita si appurò che molte informazioni che lei conosceva potevano corrispondere a verità: una per tutte Sergio Virtù, autista di De Pedis, del quale pochissimi conoscevano l'esistenza. L'incontro al laghetto dell'EUR e poi lo spostamento a Torvaianica hanno quindi un senso compiuto. Il fatto che Mons. Marcinkus si recò a trovare Emanuela durante il sequestro cade però nel vuoto.
Avrebbe mai Marcinkus, uomo di grande notorietà, esposto la sua figura a un simile rischio? E per quale fine?
Molti hanno detto che Marcinkus venne ad abusare di Emanuela, ma ci si chiede: un personaggio come Marcinkus avrebbe avuto bisogno di creare questo folle scenario per una "scopata"? Certo che no!
Nell'ipotesi al contrario era proprio Marcinkus da essere sotto ricatto, ed è sempre lui ad essere velatamente menzionato dai telefonisti.
I mandanti del rapimento Orlandi hanno un solo scopo: i soldi. Costringere lo IOR e il suo Presidente a ritornare agli azionisti "malavitosi" quello che scomparve nella voragine del Banco Ambrosiano, di cui buona parte venne dirottata alla causa anti-comunista del Papa Polacco.
De Pedis c'era ma non era pro Marcinkus, semmai a favore dei grans soldi che avrebbe potuto ricavare da un simile fatto.
Il cambio di copione dei telefonisti, da Pierluigi e Mario all'Americano
Se i rapitori in un primo momento e con l'intervento dei telefonisti cercarono di chiudere la cosa nel più breve tempo possibile, sperando in un segnale economico del Vaticano, la cosa non funzionò affatto.
Proprio in quel momento non sarebbe stato possibile per la città Leonina togliere attenzione e denaro dalla lotta la comunismo, visto anche l'impegno economico assunto nel finanziare Solidarnosc.
Ed è proprio "la prima fase" che spiega tante cose sul caso Orlandi.
Una telefonata, spesso omessa, che arriva addirittura la sera stessa della scomparsa della ragazza, è quella alla sala stampa vaticana, dove all'epoca dei fatti era responsabile Mons. Carlo Maria Viganò. Era palese che fosse il Vaticano l'interlocutore della trattativa e che fosse Marcinkus a dover convincere qualcuno per cedere ai ricatti dei sequestratori di Emanuela.
Le primissime telefonate era state pensate per una risoluzione breve della vicenda, questione di alcune settimane, ma lo Stato Pontificio non cedette!
Quando il Papa si espresse apertamente con la famiglia Orlandi dicendo che si trattava di "pista internazionale" stava in realtà dicendo: "noi non ci muoviamo di un centimetro, voi fate quello che volete.". Fu quasi una sentenza di morte per Emanuela e per lo stesso Marcinkus che da quel momento andrà lentamente in declino.
Arriva così il "convertito" Ali Agca e il telefonista detto l'Americano
Presto la seconda parte...
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